CONFAI: A RISCHIO 150 STALLE
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- Pubblicato Lunedì, 13 Ottobre 2014 11:58
Confai: con la fine delle quote a rischio 150 stalle. Fava: serve competitività.
Alla vigilia della fine del regime delle quote latte, previsto per il prossimo 1 aprile 2015, Confai Mantova e l’Osservatorio economico di Confai Academy parlano di una vera e propria “emergenza latte”,
a partire dalla prossima primavera. “Da tempo ricordiamo che la fine delle quote latte comporterà un inevitabile aumento della produzione nelle regioni dell’Unione europea in grado di espandere il proprio potenziale in termini di capi e di impianti – dice Marco Speziali, presidente di Confai Mantova -. In Lombardia, che produce il 42% del latte italiano, e in tutto il Nord Italia, dovremo in ogni caso continuare a fare i conti con i rigidi vincoli della normativa sui nitrati, mentre in altre aree dell’Europa si sono già attivati per implementare le produzioni”. In particolare, in vari Paesi dell’Europa centro-orientale “sono in previsione investimenti, anche da parte di gruppi multinazionali, per realizzare significative economie di scala nel comparto lattiero”, evidenzia Speziali. Le dimensioni aziendali medie delle stalle da latte europee. Senza dimenticare le caratteristiche strutturali degli allevamenti specializzati da latte nelle principali regioni lattiere dell’Ue. Se le stalle della Lombardia possono contare su una superficie agricola utile di 35,1 ettari, in Emilia-Romagna di 39,5 e in Veneto di 21,6 ettari, le imprese zootecniche a indirizzo lattiero della Baviera partono da una media di 42,9 ettari, la Bretagna francese di 75,3, l’Olanda di 49,2 ettari, la Danimarca di 145,3 e l’Irlanda di 59,2. I limiti imposti da una normativa ambientale obsoleta rischiano di minacciare la competitività del sistema lombardo, azzerando le opportunità ad investire nel settore lattiero. Il latte nel Mantovano. “Prevediamo una fase di grande difficoltà per gli allevamenti di dimensione medio-piccola – afferma Sandro Cappellini, direttore di Confai Mantova – che già devono fare i conti con un’età media dei conduttori piuttosto avanzata. Il rischio è che anche da noi possa accadere quanto avvenuto in Svizzera cinque anni or sono, dove l’abolizione del regime nazionale di regolamentazione delle produzioni ha generato uno stato di difficoltà delle pmi del settore che tuttora non può dirsi risolto”. Secondo Confai Academy, il contraccolpo post quote latte potrebbe portare alla chiusura o ad un drastico ridimensionamento per circa 150 allevamenti in provincia, ovvero quasi il 15% delle aziende zootecniche da latte del Mantovano. Che fare di fronte a questa prospettiva? “Nel medio periodo occorre ragionare in termini di rafforzamento della filiera, di ricerca di nuovi mercati all’estero, di promozione sul territorio dei prodotti tipici – analizza Davide Lorenzi, allevatore di Marmirolo di Confai Mantova -. Condividiamo la proposta dell’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, di procedere con il ritiro di forme di Grana Padano e Parmigiano-Reggiano, per non affossare del tutto listini già in forte ribasso; positiva, inoltre, la proposta di realizzare un impianto di polverizzazione, in grado di funzionare sia per il latte che per il siero”. Secondo Confai Mantova occorre ora ragionare nei termini di un vero “patto di settore” che coinvolga imprese, associazioni, amministrazioni pubbliche e industria di trasformazione. “Neppure a quest’ultima conviene un indebolimento eccessivo dell’anello produttivo della catena, se non si vuole rischiare che si verifichi il caos nell’intera filiera con ripercussioni sulla qualità stessa dei prodotti caseari regionali e nazionali”, dice Speziali.