"NO AL LAVORO IL 1° MAGGIO"

110mila firme per dire no ai negozi aperti il 1° maggio. Un migliaio a Mantova.

 L’Associazione ribadisce il proprio no alla liberalizzazione degli orari e delle aperture. Il neo Presidente Gianni Rebecchi: "Attraverso la campagna “Libera la domenica” abbiamo raccolto 110.000 firme in tutt’Italia, oltre un migliaio solo a Mantova".

Secondo l’ultimo monitoraggio, sono 110.000 le firme raccolte in tutta Italia attraverso la campagna “Libera la domenica”, promossa da Confesercenti e Federstrade con il sostegno della Cei, contro la liberalizzazione degli orari e delle aperture prevista dal decreto Salva Italia. Fra pochi giorni verranno consegnate alla Camera dei Deputati a sostegno concreto della proposta di legge di iniziativa popolare che, se approvata, restituirà le competenze alle Regioni in materia di orari degli esercizi commerciali. Anche a Mantova il fronte del no alle “aperture selvagge” è diventato via via più ampio. «Siamo andati ben al di là delle aspettative iniziali – annuncia il neo Presidente di Confesercenti Mantova, Gianni Rebecchi. - Sono oltre un migliaio, infatti, le sottoscrizioni che abbiamo raccolto negli ultimi cinque mesi di campagna. In vista della festa del 1° maggio, Confesercenti torna in campo per ribadire il proprio no alle aperture festive dei negozi. "Bisogna rispettare il significato e il valore sociale di questa celebrazione, così come del 25 aprile – commenta ancora Rebecchi. - Le aperture domenicali e festive non possono restare del tutto “deregolate”, ma vanno concertate territorio per territorio. Serve un’opportuna contrattazione a tutela dei negozi di vicinato e che sia rispettosa dei valori civili e religiosi, nei quali anche le nostre imprese si riconoscono. La competizione selvaggia, dovuta alla concentrazione sempre più elevata di centri della distribuzione, disegna una strategia commerciale aggressiva di cui pagano le conseguenze i piccoli commercianti, il territorio e i lavoratori". "Il 1° maggio – conclude il Presidente di Confesercenti - è una giornata di grande valore simbolico per il mondo del lavoro: equipararla a una normale giornata di attività e di consumi rappresenta uno svilimento del suo valore. Per questo ribadiamo che il 1° maggio non si deve lavorare".

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