SINDACATI-MOL: POSIZIONI OPPOSTE

Sindacati: "Non ci arrendiamo". Mol:"Diventerà un polo logistico". GUARDA IL VIDEO.

Capire come si è arrivati a questa decisione, come un'azienda che in cinque anni ha investito in risorse, tecnologia, assunzioni, dall'oggi al domani decida di cancellare un sito produttivo. E' con questo spirito che si è svolto questa mattina in Provincia il tavolo territoriale per la Ies, presenti, le istituzioni locali, i sindacati, la regione e anche il portavoce della Mol.

Intanto il 21 arriverà a Mantova il ministro all'ambiente Orlando e sarà l'occasione per un nuovo tavolo di confronto, il 22 poi tutti a Roma per l'incontro al ministero dello sviluppo economico. “Faremo di tutto per farvi cambiare idea” la posizione dei sindacati. “Faremo un polo logistico, inutile dilatare i tempi, meglio sederci ad un tavolo del lavoro” questa la posizione della Mol. Fronti opposti e contrapposti che oggi non hanno trovato un accordo. Si sono raccontate le rispettive posizioni, con la Mol che ha spiegato che era un anno che pensava a cosa fare su Mantova, un anno, durante il quale nessuno aveva immaginato nulla. “Il tavolo ha il compito di coordinare - dice Giovanni Pelizzoni segretario generale Uiltec - e deve interagire, con la mediazione del governo, con i due colossi Mol ed Eni, chiedendo che la decisione sia diluita nel tempo non si può chiudere il 31-12-2013, due mesi davanti sono troppo pochi”. Una decisione, quella di Mol che - come spiegato da Stefano Lodi Rizzini Rsu Ies Filctem Cgil - getta Mantova in una situazione di emergenza sociale”. Una scelta unilaterale quindi, quella di Mol, senza un confronto con le istituzioni locali, una scelta improvvisa che ha lasciato tutti sgomenti e increduli. “Tutte le nostre richieste sono state disattese – spiega Paolo Spadafora Rsu Femca Cisl - il governo croato è riuscito ad imporre a Mol di costruire una raffineria a Fiume, e il governo italiano allora non ha la stessa influenza? Se non ha potere su una multinazionale straniera, lo deve avere sulla propria multinazionale Eni”. Ed è proprio l'accordo con Eni ad avere deciso la morte della raffineria mantovana “Noi ci sediamo ad un tavolo se si parla di continuità produttiva, altrimenti le trattative non devono nemmeno partire” dicono i sindacati compatti. I dubbi su questo accordo, su questo cambio di rotta così repentino non sono solo delle Rsu – spiega Roberto Irpo, assessore comunale al bilancio e servizi sociali - anche il comune non riesce a capire il perchè di questa decisione oltre ovviamente ad essere preoccupati perché questa scelta arriva in un momento delicatissimo per la città e la provincia se Mol e Ies chiudono la raffineria a cascata chiuderanno moltissime altre aziende. Chiediamo quindi massima trasparenza per capire come si e' arrivati a questo punto, oltre al bisogno di avere forti garanzie sulle bonifiche. Se non si mettono tutte le carte in tavola è difficile trovare soluzioni e non voglio pensare – continua Irpo – che il ministero non voglia ragionale con il ministero. “E' importante il dialogo con istituzioni e aziende – dice Marco Bonfante rappresentante di Confindustria Mantova – ma dobbiamo anche interrogarci sul perchè il territorio nazionale non è appetibile alle aziende e cercare di renderlo più appetibile, altrimenti avremo sempre problemi di questo tipo”. “Vorrei mandare qualche messaggio a Budapest – dice il segretario generale della CGIL Massimo Marchini - useremo tutte le strade per far tornare indietro la proprietà. Questa chiusura lascia Mantova in una situazione disperata e ci sembra che la nostra città venga utilizzata come una “salvietta” che dopo essersi rinfrescati le mani si getta via. Non vogliamo fare battaglia contro le decisioni di Mol per l'investimento a Fiume se questo non viene fatto a discapito del nostro sito produttivo. A Budapest deve arrivare questo messaggio “Noi non ci arrendiamo” Quando Mol ha rilevato la raffineria ci aspettavamo che azienda investisse e cosi e' stato negli ultimi cinque anni quindi era un sito produttivo nelle condizioni ideali e quindi cosa non ha funzionato? Si chiede Aldo Menini – segretario generale della Cisl – anche la Burgo sappiamo benissimo che e' crollata nonostante si potesse continuare a produrre. Chiedo che le istituzioni facciano uno sforzo per capire come mai si è arrivati a questo epilogo devono capire che colpe hanno anche le istituzioni locali con le decisioni che negli anni sono state prese. Ma quello che è più importante è che dobbiamo trovare un percorso industriale per uscire dalla crisi e non dobbiamo accontentarci della solidarietà. Rompere meccanismo che ha portato un azienda florida e con tutte le carte in regola a chiudere i rubinetti”. Troppi lavoratori a casa – gli fa eco il rappresentante di regione Lombardia, dopo Tamoil di Cremona è una situazione insostenibile, noi ci opponiamo alla chiusura. Chiediamo all'azienda di fermarsi e riflettere”. “E' da oltre un anno che stiamo studiando cosa fare a Mantova – spiega Miklos Merenyi, portavoce Mol - se continuare gli investimenti o fermarsi, sono state prese in esame tutte alternative. Questa è la nostra decisione. Sulla tempistica di informazione su quanto deciso siamo rimasti legati all'accordo con Eni, che una volta stipulato è stato reso noto in borsa e poi anche ai lavoratori. Al Mise daremo tutte le risposte che ci sono state chieste. Sul fronte bonifiche Mol si impegna a rimanere sul territorio, la trasformazione in polo logistico vuol dire che Mol resta a Mantova e si impegnerà a bonificare e tener fede agli impegni. Non sono d'accordo – continua Merenyi sull'allungare i tempi. Anzi abbreviarli alleggerisce le pressioni psicologiche dei lavoratori piuttosto che tirarla alle lunghe”. Della serie: indietro non si torna. Posizione chiara e netta e sembra definitiva. Presente questa mattina anche il deputato del Movimento Cinque Stelle Alberto Zolezzi che ha evidenziato come il parlamento si senta coinvolto in questa situazione e che se la tempistica può avere una logica di mercato, non lo ha per la comunità dove è inserita la raffineria. In due mesi non si riescono a fare proposte alternative, andando avanti così la cortesia reciproca verrà meno conclude Zolezzi. L'idea è quella di portare al Ministero dello Sviluppo Economico un documento congiunto. Stupefatto delle risposte dell'azienda anche il presidente della Provincia Alessandro Pastacci “io ero in azienda il 23 settembre e non è emerso assolutamente nulla, non capisco perchè se e' un anno che state valutando cosa fare perché non lo avete portato su un tavolo di confronto. I lavoratori non sono solo quelli che si lamentano, ma anche quelli con i quali confrontarsi e magari trovare soluzioni”. Insomma, le assunzioni, i milioni investiti, sono dati di fatto di un'azienda che vuole crescere, e anche sul fronte bonifiche, nel 2007 quando sono entrati sapevano cosa stavano acquistando. E se le cose non si risolvono in un giorno, la speranza è che il ministero visto che si chiama dello sviluppo economico, indichi come sviluppare l'economia. Un territorio senza industria non può esistere – fa eco l'assessore provinciale all'ambiente Alberto Grandi – a Venezia, e dico Venezia, il turismo incide sul pil per il 14.8%, una città non può vivere solo di turismo, sono necessarie le industrie, senza industrie non si va avanti. Tre ore di confronto, tra posizioni opposte, e ora, mentre il portavoce porterà a Budapest i vari messaggi si lavora per lunedì, per l'incontro con il ministro Orlando e per il 22 per il tavolo a Roma al Ministero. “Noi non ci arrendiamo”. “Indietro non si torna”. E le trattative sono appena cominciate...

Informazioni aggiuntive

Cookie Policy
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner cliccando sul tasto "Accetto", scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, vai alla sezione Cookie Policy cliccando su "Più informazioni"